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lunedì 28 luglio 2014

Mio papà


- Ciao papà, come va? -
- Come vuoi che vada? - mi dice rispondendo al telefono.
- Beh, non lo so ... io sono in Francia, tu in Italia ... come faccio a sapere come stai? Ti telefono apposta. -
- ... sto! Un giorno fa caldo, il giorno dopo fresco ... non si capisce niente! -
Guardo il triangolo di cielo dal finestrone del mio ufficio. Fra non molto dovrebbero cominciare la costruzione d'un grattacielo di trentacinque piani. Mi coprirà tutta la visuale ... mah! devono finirlo nel 2019 ... chissà dove diavolo sarò in quell'anno! Quando la costruzione sarà terminata ci trasferiremo ed andremo ad occuparne diversi piani.
- Sai anche qui a Parigi il tempo è un po' bizzarro ... -
- Strano, in italiano si usa "strano". "Bizzarro" è un piuttosto un francesismo ... mi diventi cisalpino? -
- Papà, sono dieci anni che vivo da queste parti! -
- Beh, cominciano ad essere tanti ... va finire che sei nato italiano e mi muori francese. -
- Italiano, francese ... che differenza fa? -
- Ah certo, tu sei un europeista! -
Poco prima che chiamassi mio padre è venuto a trovarmi Laurent, uno della direzione Risorse Umane.
- Italo, quanti uffici pensi che occuperà la tua Direzione quando andremo nel nuovo grattacielo? - mi ha chiesto.
Ma che minchia di domanda?
- Cosa vuoi che ne sappia, Laurent!? ... forse da qui a cinque anni tutti faranno il telelavoro e nessuno verrà più in ufficio. Si lavorerà da casa e si verrà in ufficio giusto in dei giorni prestabiliti per fare delle riunioni in cui la presenza fisica è necessaria! Sai quanti costi in meno? Per tutti: per le aziende, la società, l'ambiente, i dipendenti. -
Riprendo con mio padre.
- Certo che sono europeista! Cosa vuoi essere? ... e ti dirò di più: sono contro tutti i nazionalismi e le differenziazioni fra gli uomini! Guarda cosa sta capitando nel mondo in questo momento a causa di diverse bandiere, lingue e credo religiosi? -
- Sei un anarchico cisalpino, adesso ... cosa ci stai a fare in una multinazionale? -
Lo conosco, sta provocandomi. Mio padre appartiene alla categoria dei sofisti, ma lui è nato qualche secolo dopo. Cerco di spiazzarlo.
- Tengo famiglia, papà! Chi provvede ai bisogni dei tuoi nipoti? -
- A certo i nipoti ... buoni quelli! Uno s'è tatuato il braccio (lo so, mica sono scemo. Lui cerca di nascondermelo) e s'è bucato un orecchio, l'altro è partito per le vacanze senza salutarmi e la ragazza, adesso che è tornata dagli Stati Uniti, si dà l'aria dell'intellettuale cosmopolita! Dovresti seguirli di più i tuoi figli! - 
E vai! Da tempo che non me lo sentivo dire!
Guardo ancora il triangolo di cielo disseminato da batuffoli di nuvole.
- Italo, la Direzione Generale mi ha chiesto di prevedere degli uffici da occupare quando il grattacielo sarà terminato. Devo pur rispondere. - insistette lagnoso Laurent.
Gli guardai i capelli. Laurent si tinge i capelli. Il colore di oggi era un po' troppo scuro. Lo so, arriverà il momento e gli dirò: Laurent ma perché cazzo ti cambi così spesso la colorazione? E' da cinque anni che ti conosco e non ti ho mai visto con la stessa tinta, mi sembra sempre di parlare con una persona diversa! 
- Metti lo stesso numero d'uffici che c'ho oggi! Va bene così? -
Andò via contento e, mentre l'osservavo allontanarsi nel corridoio, pensai ch'era un buon diavolo.
Cosa posso rispondere a mio padre?
- Sì, papà li seguirò di più i miei figli. - meglio essere arrendevole così faccio contento anche lui.
- Sono bravi e belli, i miei nipoti ... sono fiero di loro! - inutile trovare un nesso fra questa dichiarazione e le lamentele di prima.
- Papà ti devo lasciare. Sarò a Milano venerdì sera, va bene? -
- Va bene. Ciao. -
- Ciao e bacioni. -

Lo giuro, cerco di concentrarmi nella lettura dei dossier sui progetti d'acquisizione, ma oggi pomeriggio c'è tanto sole e fuori fa caldo. Il panino jambon emmenthal che ho ingurgitato è difficile da digerire. Mi si chiudono gli occhi. Lotto contro il colpo di sonno.
Suona il cellulare sulla scrivania.
La palpebra sinistra che sembrava inesorabilmente destinata a chiudersi si riapre come la conchiglia di un'ostrica e la pupilla va a cercare sul piccolo schermo il nome del disturbatore .
Papà.
- Pronto. -
- Sono io, ti disturbo? -
- No, dimmi ... è successo qualcosa? -
- No ... non mi ricordo più quando vieni. -
- Venerdì, papà, venerdì sera prendo l'ultimo aereo per Milano. -
- Ah ecco, sì ... che stupido che sono! ... me l'avevi detto! Dimentico tutto. Ah, volevo dirti un'altra cosa. -
- Sì, papà. -
- Volevo dirti che hai dei bravi figlioli. Dicevo sul serio prima -
...
- Ciao, Italo. -
- Ciao, papà. -
Guardo il triangolo di cielo, adesso è più azzurro ... l'abbiocco è passato. 



giovedì 24 luglio 2014

Un pomeriggio d'un sabato torrido di luglio inoltrato


Sono a Milano.
Volevo trascorrere un week end in famiglia e passare un po' di tempo col mio secondogenito. Gli altri due pargoli sono troppo lontani da Parigi ed ho optato per il più vicino. Purtroppo mio figlio sta preparando un esame e quindi lo vedrò col contagocce oggi. Stasera, però , andrò a mangiare una pizza con lui, mio fratello, la sua consorte e la mia ex-moglie.
Sabato pomeriggio, si soffoca. Benedetto caldo meneghino! Avevo quasi dimenticato come potesse essere: semplicemente insopportabile!
Non so perché ma sul suolo italico perdo il dinamismo che mi caratterizza nel Nord Europa. Problema di latitudine? Profumo d'Italia (beh, non esageriamo anche perché sulla pianura Padana non è che ci siano tutti questi buoni odori!)? Svaccamento meridionale? Indolenza da week end? Cattivo esempio dei miei connazionali? Delusione per l'eliminazione dal campionato del mondo? ... non lo so ... so solo che non ho voglia né di leggere né di scrivere. Accendo la Tv nella speranza di trovare qualcosa che m'appassioni ma, malgrado la grande scelta di canali, approdo solo in emissioni che ancora di più giustificano l'insorgere della mia noia.
Che fare?
Soprattutto non arrendersi ... sfiderò l'afa milanese! E che minchia! Sono o non sono siciliano? Cosa volete che mi facciano 34 gradi nell'umida Milano? ... la sensazione di disagio? Solo un problema psicologico, basta non pensarci!
Se devo camminare tanto vale farlo nella parte di Milano che preferisco, quella dentro la cerchia dei navigli.
Dopo dieci minuti trascorsi nella rumorosa metropolitana sono ben lieto di riaffiorare sulla superficie. Rivedo il cielo uscendo a Crocetta
In realtà io lo so perché amo passeggiare. No, non è la voglia di far moto ma il desiderio di liberare il mio pensiero in una corsa senza freni e senza briglie. Lui può correre quanto vuole, tanto non suda! Quindi m'abbandono ad un pensare disordinato, un vero Guazzabuglio!
Va pensiero sull'ali dorate ...
La risalita fuori dalla metropolitana m'ispira delle riflessioni su Gaza, quella striscia di terra divenuta come l'Emmental: piena di buchi e gallerie. 
In questo preciso istante mentre cammino qualcosa di spaventoso sta accadendo: missili, bombe ed esplosioni ... perché nascondono i morti nelle immagini televisive? Per rispetto a chi ha perso la vita o per le anime sensibili che non soffrono la vista di corpi dilaniati, violati, smembrati? Ma quest'ultimi sono la realtà, il prodotto della guerra. Si dichiara la guerra per uccidere, non per fare macerie ... ed allora perché non mostrare il vero spettacolo? Perché la televisione la vedono anche i bambini, qualche pedagogo direbbe... ed i bambini restano per sempre bambini? Non diventeranno anche loro un giorno grandi? Non voteranno e non prenderanno anche loro delle decisioni?  ... certo, che le prenderanno! E se hanno un'immagine solo parziale della guerra ne conosceranno mai gli orrori? ... c'è dell'ipocrisia in tutto ciò che facciamo: fra quello che diciamo e quello che è il nostro agire. Vogliamo conoscere le notizie provenienti da Gaza ma non vogliamo vederne le immagini. Dio, sto aprendo il vaso di Pandora! ... fermati non andare oltre! ... limitati a pensare che tu stai uscendo dalla metropolitana mentre a Gaza della gente esce dai tunnel sotto terra lanciando dei missili inutili che non raggiungono mai alcun bersaglio perché vengono neutralizzati dalla difesa israeliana. Tutto per provocare una reazione ... tutto per creare dei morti, delle vittime ... Dio Santo, che spaventosa idiozia!
Malgrado il caldo c'è della gente che ama passeggiare, li osservo. Sono degli irriducibili come me ... eppoi Gaza è lontana.
Sono le 5 ... cammino lungo corso di Porta Romana e l'appuntamento è in via Paolo Sarpi alle 8 e 30. Ho tutto il tempo.
Magari cerco una libreria, trovo un libro e mi rifugio dentro un bar a leggere in compagnia d'un bicchiere di birra!
... ... ...
Cammino da un'ora, mi fanno male i talloni. La mia ex-moglie m'ha detto che ha avuto lo stesso problema. Le diagnosticarono un'infiammazione a causa delle scarpe troppo basse e lei, che non le ama, ha cominciato a portare le scarpe con i tacchi. Guardo i miei mocassini. Sì, in effetti sono un po' bassi ma cosa devo fare? Calzare scarpe con i tacchi alti? Proprio come Sarkozy o Berlusconi? ... a proposito, hanno assolto il Berlusca ... non ha trombato nessuna minorenne ... ha trombato però noi, gl'italiani ... per vent'anni!
Sembrava che fosse uscito dalla porta della scena politica ma in effetti sta rientrando dalla finestra. Rimarrò rifugiato politico in Francia per il resto dei miei giorni! ... sembra eterno, ma quale malattia l'ammazza quello lì? Vedrai, ci sotterrerà tutti, per questo si cerca delle fidanzate giovani, forse solo loro potranno sopravvivergli! Una dissociazione  d'idee indirizza il pensiero verso il ricordo d'un uomo onesto.
Toccante il film documentario di Walter Veltroni su Enrico Berlinguer!
... è stato strano rivedere gl'intervistati, protagonisti della politica di vent'anni fa! Io me li ricordavo coll'aspetto più giovane come se dovessero restare immutabili. Invece sono invecchiati com'è normale che sia! Certo, il potere è effimero e non capisco come certi uomini vi si aggrappino! Le immagini che ritraggono Berlinguer affaticato poco prima di morire mentre resiste alla fatica del suo ultimo comizio, sono impietose! ... ma quanta gente gli rese onore al suo funerale!
Craxi, il suo principale vero nemico, di funerali ne ha avuto ben altri! Un sardo contro un oriundo siciliano ... beh, la Sicilia non ha fatto una bella figura!
Ma guarda! Il portone della casa dove abitava il mio professore di Storia Contemporanea!
Sono in corso Garibaldi.
M'avvicino e guardo le etichette sul citofono ... lui non c'è più ... non c'è più il suo nome, ma solo quello dei figli. Mi seguì durante la redazione della tesi, senza di lui non ce l'avrei fatta. Gli volevo bene e lui voleva bene a me. Mi sarebbe piaciuto averlo come padre poi, quando ho cominciato ad impegnarmi nel lavoro, ho smesso di cercarlo. Perché?
- Scrivi che fai schifo. - mi disse un giorno - Ma, benedetto figliolo, non ho mai conosciuto uno testardo come te! Ce la farai. -
Non so perché ma ho un groppo in gola. M'allontano.
Perché m'emoziono? Deve essere il caldo, anche gli occhi sudano?
... ... ...
- Mi scusi, mi dice dove posso trovare una libreria? - chiedo ad una commessa d'un negozio senza clienti.
- In fondo a corso Como. Nessuno legge più e le librerie chiudono. -
Guardo le etichette sugli articoli che vende e penso che anche lei chiuderà ben presto se non abbasserà i prezzi.
- Sì,  è vero nessuno legge più ... io resisto! -
Mi dirigo verso corso Como.
Il libro, la lettura, il romanzo diventeranno presto obsoleti? ... strumenti d'espressione primitivi? ... sì, ho paura di sì. Saranno sostituiti da strumenti di comunicazione più immediati, più facili da manipolare dove l'applicazione e la concentrazione necessaria alla comprensione saranno sempre meno richieste. Fra quanto? Non lo so, ma il processo è più veloce di quanto non si creda ed in ogni caso voler resistere è privo di senso. Ricordo ancora quando, lavorando presso una grossa casa editrice, dei grossi personaggi dell'editoria dicevano: Il libro cartaceo? Vivrà sempre ... l'informatica non riuscirà mai a sostituirlo!
Il tono della voce usato era aggressivo. Ascoltavo questi anatemi vent'anni fa ... non so se quei personaggi esistono ancora ma cosa direbbero davanti al dilagare degli e-book o dei blog come quelli del sottoscritto?
Chi avrebbe mai pensato che lo scorrere d'un dito su uno schermo avrebbe potuto sostituire lo sfogliare delle pagine? Non c'è neanche bisogno d'umettarsi le falangi!
Forse un giorno la tecnologia andrà talmente avanti che esisterà un marchingegno capace di leggere i libri e di trasformarli in immagini od in ologrammi ... perché no? Così da rendere visibile l'idea dell'autore attraverso i suoi scritti. Si potrà vedere "La Divina Commedia" e tutti gli altri capolavori della letteratura ... saremmo come nel pensiero dell'autore, nella sua mente ... senza bisogno più di leggere né libri né e-book ... l'effetto sarebbe più suggestivo ed immediato. Ma questo non lo fa già il cinema, direte voi? No, il cinema è un'altra cosa ... io parlo d'un attrezzo che legge per te e trasforma gli scritti in immagini senza passare per la manipolazione d'uno sceneggiatore, d'un regista o dall'interpretazione degli attori. Qualcosa che lega il pensiero dell'autore, il suo scritto e l'immagine del suo pensiero restituendola direttamente al pubblico che non deve fare alcun sforzo. Non ci sarebbe più la mediazione della scrittura. E' come se le immagini che hanno attraversato il pensiero dell'autore si concretizzassero e lo facessero ancora vivere. Forte, vero?
Non è che 'sto caldo mi fa delirare?
... ... ...
- Vorrei una birra alla spina, cosa avete?-
- Abbiamo XXX, YYY e poi tre birre artigianali: una bionda normale, una rossa doppio malto ed una bionda triplo malto. - mi dice da dietro il bancone un giovanotto con i bicipiti ben in mostra e con un acconciatura che ricorda la cresta d'un gallo.
Già una birra doppio malto mi sembra qualcosa da veri uomini ma triplo deve essere un portento! Sono un po' diffidente però ...
- Ok, prendo l'artigianale rossa doppio malto! -
- Papà, le birre artigianali adesso le fanno tutti, cani e porci. - mi disse mio figlio non più tardi di dieci giorni fa - Difficile trovarne una veramente buona. -
Bevo la mia birra con apprensione seduto su uno poltroncina. Io la birra la trovo buona ... ma mio figlio direbbe che io non ne capisco niente ... beh, così va la vita!
Ed il libro? Dov'è il libro? Non cercavi un libro? Mi chiedete voi. Sì, adesso vi spiego ...
Bene ... in fondo a corso Como hanno innalzato dei grattacieloni attorno ad una piazzetta ed in essa c'è una libreria che unisce il servizio d'un bar-tavola calda con quello di libreria. Beh, che dire? ... può essere una buona idea ma di gente che legge ne vedo pochissima mentre di gente che banchetta ce n'è molto di più!
Inutile riesumare le riflessioni sulla morte della letteratura ... io qui ho trovato quello che cercavo: una birra ed un libro. Ho preso un romanzetto in formato economico di Montalban ... cerco una lettura piacevole e non complicata.
... ... uhm, m'aspettavo meglio: l'avvio è un po' forzato, confuso. Sembra che l'autore si sia messo a scrivere perché gliel'ha chiesto l'editore o per procurarsi i soldi che gli mancano per pagarsi l'ultima rata del mutuo.
Distolgo lo sguardo dal libro ed i miei occhi incontrano un bel paio di gambe ... belle proprio! Lunghe, ben tornite, muscolose quel che basta, abbronzate. Poggiano su dei sandali aperti con un po' di tacco, non eccessivo ma sufficiente a tenere in tensione il muscolo del polpaccio.
Le fisso e penso al mio amico Giovanni. Ti voglio bene Giovanni, anche se sei sempre al limite della perversione sessuale!... in fin dei conti sei un bambinone che non ha smesso di giocare col suo pistolino.
Alzo lo sguardo ed incontro quello della proprietaria delle gambe. Una trentenne che s'accompagna ad un quarantenne dalla camicia aperta da cui s'intravede un petto abbronzato e certamente depilato. Anche loro m'osservano bevendo una birra al bancone. Alzo il bicchiere e sorrido volendomi mostrare innocuo. Poi, indico le gambe dalle forme scultoree.
- Complimenti! -
- Grazie. - mi risponde lei ricambiando il sorriso. Lui assume uno sguardo infastidito.
Sospiro ed abbasso lo sguardo su Montalban ... sento dentro un profondo senso di nostalgia.
Fra poco ... fra poco m'alzerò ... una pizza m'attende.

martedì 15 luglio 2014

Bombay - Paris, no stop.


Ci sono momenti nella vita in cui non provo alcun rimorso nei confronti di alcuni miei privilegi.
Quando ero più giovane, le mie convinzioni politiche mi condizionavano. Adesso, però, crescendo ho imparato ad accettare i vantaggi che certe volte la vita può offrire senza sentirmi uno “sporco borghese”.
Oddio, borghese lo sono, ma spero non sporco.
No, le mie convinzioni non sono cambiate ma sono meno virulente, meno radicali … anzi odio qualsiasi radicalismo.
Di quali privilegi parlo? Beh, dei miei viaggi in business class.
Forse mi faccio degli inutili scrupoli, direte voi, in quanto non sto parlando di voli con aerei privati o di jet da miliardari, ma solo d'una poltrona nella business class (e neanche nella “prima”!) dove è possibile allungare il sedile e farsi coccolare con un po’ champagne e pasti un po' più raffinati rispetto alla economy! Che volete? Sono fatto così e non è sulla soglia dei miei sessant'anni che mi si può cambiare!
Uso questo incipit per consentirvi di raggiungermi dentro l'aereo e di viaggiare con me sul volo che da Bombay mi riporta a Parigi.
La mia solita visita lampo: due giorni e via!
Giornate piene, con riunioni e colloqui che si susseguono a ripetizione, concedendo poco al turismo. Mi pagano per lavorare. non per sollazzarmi in giro per il mondo. Giusto?
Sono stanco, però!
Io mi do da fare per non mostrarmi prostrato giocando a pavoneggiarmi come un attempato iron man. Domani devo essere presente in ufficio, quindi è meglio che dorma.
Ben venga quindi il sedile allungabile che diviene quasi una cuccetta!
Il mio posto è nella fila centrale, così sono sicuro che nessuno mi disturberà durante il viaggio.
Aspetto con impazienza che l’aereo prenda quota per compiere la manovra che tanto attendo. Ci siamo quasi.
- Monsieur. –  mi dice l'hostess toccandomi leggermente la spalla.
E’ bionda, alta e slanciata. Il mio tipo di donna. Non troppo giovane tanto da farmi sentire vecchio.
Sfodero il mio migliore sorriso.
- Sì. –
- Posso chiederle una cortesia? –
- Sì, certo. – continuo a sorridere.
- Potrebbe cambiare di posto e mettersi più avanti? –
- Più avanti? –
-Sì , c’è del posto … il suo lo daremo al figlio di quel signore seduto nella fila accanto e che ha bisogno d’assistenza. –
Mi volto per osservare e comprendere meglio.
Una coppia d’anziani mi guarda.
La donna, piccolina e vestita con un sari giallo, mi sorride dondolando la testa da un lato all'altro come solo gli’indiani sanno fare. A fianco un uomo, di sicuro suo marito, mi fissa con degli occhi che sembrano grandi tanto è la magrezza di quel volto. Anche lui non deve essere molto alto, sulla testa calza una cuffia di lana scura e le mani sono coperte da guanti che lasciano fuoriuscire le punta delle dita. Si muove appena, ha l’aria di chi è colpito da una malattia grave, sembra paralizzato. Con gli occhi mi chiede d’accettare l’invito dell’hostess. Dietro di noi scorgo un giovanotto con una camicia a maniche corte da cui sbucano due grossi bicipiti allenati al sollevamento dei pesi. Anche lui mi guarda e sorride dondolando la testa come la donna che suppongo sia sua madre.
Vi volto verso l’hostess. Pure lei sorride ma non dondola la testa. Gli altri viaggiatori fingono tutti d'essere assorti in letture od in visioni dei film.
Slaccio la cintura di sicurezza, mi alzo.
- Dove devo sedermi? – chiedo col tono più gentile che mi consente la mia stanchezza. Guardo l'anziano signore e l'accarezzo idealmente. 
M’accomodo due file più avanti proprio nella prima, il posto accanto è vuoto.
Mi sento un papa.
Sono i posti che consentono d’allungare la poltrona tanto da trasformarla in una vera propria cuccetta. Mi distendo.
Penso agl’indiani ed al mio amico Deepak.
Ci siamo conosciuti sedici anni fa. Il mio secondogenito ha la stessa età del suo primo ed unico figlio. Giocavano assieme nei week end che trascorrevamo assieme.
Lo so che mi vuole bene ma è molto discreto, cerca la mia amicizia e non perché io ho fatto carriera più di lui. E’ una persona naturalmente gentile ma purtroppo questa qualità l'ha nociuto poiché si ritiene che un capo debba possedere anche della sana cattiveria.
Ci siamo visti stasera dopo sette anni, abbiamo cenato assieme prima del mio trasferimento all'aeroporto. Durante questo settennato lui ha avuto degli incarichi a Singapore ed a Sidney. Adesso è tornato a Bombay.
Mentre cenavamo ci siamo mostrati le foto dei figli che sono nel frattempo cresciuti. Naturalmente ho dovuto esibirle anche agli altri commensali del nostro tavolo che, a loro volta, hanno tirato fuori le loro … insomma abbiamo cominciato a far circolare i-phone e laptop passandoceli l'un l'altro per mostrare le rispettive immagini familiari. Ad un certo momento non ci siamo più sentiti colleghi ma solo dei papà.
Io, che fra loro ero il più anziano e colla posizione gerarchicamente più elevata, avevo deviato la conversazione su argomenti meno professionali ma più personali e quindi tutti s'erano sentiti autorizzati a seguire il mio esempio.
Non abbiamo più parlato di lavoro ma dei nostri figli e l’argomento ha appassionato più del campionato del mondo di calcio. Tutti dondolavano la testa in segno di gradimento ed io, sentendomi un pesce fuor d’acqua, provai a scimmiottarli ma dopo le prime due oscillazioni mi sentii stupido ed infine desistetti.
Sono forti questi indiani! Con quella voglia di voler risultare sempre gradevoli!
Chissà come sono quando s’incazzano?
Che razza di domande!
Chiudo gli occhi ma la luce m’infastidisce. Cerco la mascherina che copre gli occhi.
Ciao mondo … io dormo.
Un giorno Giovanni mi ha detto che quando si raggiungono i diecimila metri, gli equipaggi degli aerei che fanno viaggi intercontinentali trombano. Ma dove vanno? Nella cabina di pilotaggio? Mah! Ma questi sono discorsi di Giovanni. Chi gliele racconta ‘ste cose?
Odo le voci delle hostess che ciaccolano fra loro nello spiazzo ricavato prima del cockpit e che serve per preparare i pasti. Sento l’odore del cibo. Parlano e ridono ed il mio pensiero ridiscende di diecimila metri e torna indietro di cinquant'anni quando la notte m’addormentavo sul divano accompagnato dal suono delle voci delle donne provenienti dalla cucina accanto … allora ero un piccolo maschio coccolato in quella casa piena di femmine, un cucciolo che aveva accesso nel gineceo e che pensava che la vita sarebbe stata sempre così.
Bendato dalla maschera e consolato da quei suoni di donna m'illudo d’essere solo dentro la carlinga. Cerco di distinguere la voce dell’hostess bionda … lei non lo sa ... non ho cinquantotto anni, ma molti, molti di meno ... forse verrà a rimboccarmi la coperta, chissà!
Adesso, però dormi … dormi.