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mercoledì 5 marzo 2014

Nella metropolitana di Parigi


Quando salgo sulla metropolitana di Parigi non posso non pensare a quella di Milano.
Certo le riflessioni non nascono dalla diversa estensione, su cui non è possibile neanche fare il confronto, ma dalle faune che le frequentano.
Se non ci fossero i turisti che rendono vivace la moltitudine di passeggeri parigini si avrebbe l'idea che tutti facciano parte d'un gran funerale. Tante facce serie e tanti sforzi per non guardare sul volto chi sta attorno!
Anche a Milano ci sono i musoni ma c'è tanta gente che parla e soprattutto si guarda e non s'impegna ad ignorare il proprio vicino.
Ogni tanto, qui a Parigi, incontro gente che mi dice che non ama la metropolitana e che preferisce prendere il taxi. Parlo naturalmente di chi se lo può permettere, quelli che vengono chiamati Bobo.
Poveretti, penso io.
Se sapessero, quanto è bello mischiarsi con gli altri! Quanto sia stimolante "sentire" chi ti sta accanto!
Sono sulla linea uno e devo scendere a Les Sablons
Mi chiedo se i parigini indovinano che sono uno straniero, un italiano.
Il mio cellulare vibra contro il petto. Infilo gli auricolari.
- Pronto. - adesso l'hanno di sicuro indovinato.
- Pronto, papà, come stai? - è la mia terzogenita.
- Bene, figlia. Sono sulla metropolitana. La voce può andare via e venire. -
- Io ti sento bene. Papà, volevo farti una domanda. -
Una signora mingherlina con un soprabito chiaro m'osserva. Deve avere una settantina d'anni. E' seduta di fronte a me.
- Dimmi, tesoro. -
- Cosa ne pensi del matrimonio? -
Lo sguardo della donna di fronte mi perfora la testa. Anch'io la guardo e lei abbassa gli occhi.
- Perché me lo chiedi? Ti sposi con Tiamotiamo! -
- Papà smettila di chiamarlo così! No, non mi sposo ... ero curiosa!-
- Strana domanda fatta a qualcuno che s'è separato e non s'è più unito con nessuna! -
La signora di fronte riprende ad osservarmi. Ma capisce l'italiano?
- Non ne abbiamo mai parlato. - insiste lei.
- Così, su due piedi ... dentro la metropolitana! -
- Dai, papà! -
- ... ma che vuoi che ti dica? Tanta gente si sposa e vive insieme per tutta la vita ... per me è difficile, non ce la faccio. Forse è geneticamente impossibile ... non so perché. -
- Ma se io dovessi sposarmi, tu verresti al mio matrimonio? -
Che le dico? Mi mette talmente in imbarazzo questa domanda.
Guardo la signora difronte a me come se cercassi un aiuto, ma lei guarda scorrere le neri pareti del tunnel oltre il finestrino.
- Certo che verrei ma ... -
- Ma cosa, papà? -
- Avrei tanto paura per te, figlia mia. -
... ... ...
Cerco di spiegarmi meglio.
- Avrei paura che anche tu, come tua madre e me, debba soffrire per la separazione. Gli amori finiscono, è provato. Tu non lo sai, perché eri piccola, ma io ho ancora di fronte agli occhi i tuoi fratelli quando, mettendoli a sedere sopra il divano, dissi: A partire da stasera papà non dorme più a casa! ... fu terribile! Il peggiore dei miei ricordi! -
- Non ti preoccupare, io non soffrirò ... vedrai. -
- Lo spero ... sì, però fammi tanti nipoti, va bene? -
Sento che sorride.
- Devo scendere. La prossima è la mia fermata.-
- Ciao papà! -
- Ciao figlia! -
Mi alzo.
L'anziana signora mi prende la mano e mi guarda. Ha occhi chiari, limpidi, buoni.
- Non si crucci ... è la vita ... mi scusi ma non ho potuto fare a meno d'ascoltare la sua conversazione, sono in Francia da quarant'anni ... vous êtes un homme bien. -
- Non lo so se sono un brav'uomo, ma faccio il mio possibile per esserlo ... non è facile. -
Le lascio la mano e le sorrido.
Lei mi fa un cenno di saluto.
Esco dalla carrozza e guadagno l'uscita della metropolitana senza voltarmi.