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mercoledì 1 gennaio 2014

Neve in Sicilia



Aspetto che la macchinetta del caffè finisca il suo lavoro. La guardo come se fossi un medico in attesa della guarigione del proprio paziente.
I miei figli dormono.
La casa di campagna porta il nome di mia madre. L’abbiamo chiamata Augusta in suo onore. Mi chiedeva sempre se i lavori avanzavano e mi diceva: chissà se la vedrò?
Verso tutto il caffè in una tazza e lo schiarisco con un po’ di latte. Torno in camera mia ed indosso una felpa. Certo, siamo in Sicilia ma anche qui la mattina fa freschino.
Esco, fuori fa buio ma dietro la collina di fronte albeggia.
Dei riflessi arancioni striano la notte. Fra non molto il sole s’approprierà ancora del cielo.
Mi siedo sul bizzolo (sedile di pietra; nota del traduttore) e mi offro quello spettacolo sorseggiando la mia bevanda. 
Neve non tarda a raggiungermi scodinzolante. E’ una cagna dal manto completamente bianco, da qui il suo nome.
Approdò sul mio terreno quattro anni fa. Era ancora una cucciola magra, magra tutta pelle ed ossa. Aveva paura d’essere avvicinata, probabilmente doveva aveva aver ricevuto delle bastonate. Cominciammo a nutrirla e non lasciò più il terreno. Crebbe fino a diventare una cagnona forte e temibile. La vera reggina di questo piccolo pezzo di terreno. Mi piace osservarla quando sale sui muretti a secco ed annusa l’aria con fare regale. Sua maestà Neve.
La gratto dietro le orecchie, poi la prendo con le due mani sotto la mascella ed avvicino il suo muso a me.
- Bella! – le dico.
Compiaciuta, mi passa la sua lingua sulla faccia.
- Ah, che schifo! – dico e rido.
Lei scodinzola tanto forte da scuotere la sua possente groppa.
Le do delle pacche amichevoli sul suo garrese.
Controllo a che punto è il sole … arriva, arriva.
Ho uno strano malessere dentro.
Non penso che resterò molto nella mia società. Sono inviso da troppa gente e d'altronde non è neanche colpa loro.
Sono dentro il sistema da trentatré anni ed incomincio ad essersene stufo. Sono stanco delle sue logiche, dei giochi di potere, delle manovre interne in cui si celebra l’abilità di chi è più infido. Sono stufo e loro lo sanno e loro lo sentono!
Ormai sono quasi un corpo estraneo. Si sta preparando il rigetto.
Alcune volte mi dico che la mia è paranoia e cerco di placare la mia ansia ma ultimamente ho raccolto elementi che mi hanno fatto comprendere che i timori sono fondati. Ho abbastanza esperienza per sapere cosa accade in questi casi … quando il vuoto incomincia a farsi intorno a te. 
No, mai io mi farò mettere in naftalina, non morirò di morte lenta. Non come Yves.
Se il rapporto deve finire che finisca! Una volta per tutte!
So che è quello che voglio e mi conosco abbastanza bene per sapere che sto cercando di mettere il mio avversario in condizione di fare la prima mossa.
L’ho fatto anche con Veronique!
Ma lei non era mia nemica!
Perché tutto questo?
Per sciogliermi da tutti i legacci ed i legaccioli senza alibi e senza rimpianti.
Voglio tornare qui. Voglio ancora calpestare questa terra e ricominciare a vivere in mezzo ai miei fantasmi.
Non hanno mai smesso di far riecheggiare il loro richiamo in qualsiasi posto del mondo io fossi. Anche se mi tappavo le orecchie, li sentivo.
Guardo Neve, la prendo per il sottogola.
- … io amo te, mia bella cagnona! … perché tu sei la discendente di Argo … e mi fai sentire come Ulisse! -
Quando tornerò definitivamente ... vorrei scendere dal treno ... a Noto arrivano solo dei trenini elettrici ... ma io sogno, è la cosa che so meglio fare nella vita! 
Grande Pat Metheny!