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venerdì 3 gennaio 2014

La brioche con la ricotta



Stamattina sono voluto scendere in paese  con l’intenzione di concedermi una colazione al bar. 
I miei figli dormono ancora. La campagna siciliana li rilassa. E’ bello vederli tutt’insieme. A tavola li ascolto mentre scherzano fra di loro. Il più bello spettacolo della vita. Me lo posso permettere durante le vacanze natalizie e durante qualche settimana in estate. So che questi eventi diventeranno sempre più rari. Ognuno prenderà la sua strada ed è giusto che sia così. Purtroppo da qualche giorno mia figlia è partita per passare qualche giorno sulle nevi.
Spero che mi facciano tanti nipoti … J
Attraverso la vetrina del bar osservo il corso del paese. Qualche sfaccendato e dei turisti mattinieri passeggiano con passo svogliato. Quest’ultimi si riconoscono facilmente, non per le loro fattezze, ma per il modo di vestire. Infatti i locali sono tutti imbacuccati come se dovessero aspettare una glaciazione mentre gli stranieri sono molto meno coperti come se dovessero, fra non molto, mettersi in tenuta balneare.
Sorrido perché penso ad una famosa scenetta d’una commedia italiana con Totò e Peppino De Filippo: arrivavano alla stazione di Milano coperti di pellicce e colbacchi. “Certo, a Milano fa freddo!” diceva ad un certo punto Totò sentendosi osservato. Ecco, i turisti in Sicilia nel mese di dicembre sembrano recitare la stessa scena ma nella situazione inversa: “Certo, a Noto fa caldo!”
Il cameriere ancora non si fa vedere ed io spiego il foglio del Financial Times di qualche giorno fa, dentro vi è un articolo che ha attirato la mia attenzione sull'ineguaglianza economica e sociale.
Quando scovo nei giornali dei pezzi che m’interessano li conservo e li leggo con calma nei momenti in cui riesco a ritagliarmi del tempo per me.
Il sottotitolo spiega molto sul contenuto della mia lettura: mentre il divario fra i redditi aumenta inesorabilmente nelle società industriali, l’ineguaglianza globale si riduce.
- Good morning. – mi dice il cameriere che sembra apparso dal nulla.
Mi sorride, sono certo che vuole mettere alla prova il suo inglese.
- Buon giorno. – gli rispondo osservando al di sopra dei miei occhiali da presbite – Sono italiano, mi spiace. –
- Ah, mi pareva che …  il giornale è inglese. -
- Sì, ma sono italiano … me lo porta un bel caffè, un cappuccino ed un croissant? –
- Un? –
- … un croissant … una brioche. –
- Ah, e come la vuole? Con la marmellata, la cioccolata, il miele, la ricotta o vuota? –
- Con la ricotta. –
- Ed il caffè, glielo porto dopo? –
- Certo, dopo. –
Riprendo la lettura.
L’autore parte dalle recenti denunce contenute nell’ultima enciclica del Papa e nei discorsi di Obama. Entrambi sono d’accordo nel dire che i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri.
Il primo ha detto: il Papa ama tutti, ricchi e poveri ugualmente, ma è suo obbligo ricordare che i ricchi devono aiutare, rispettare e favorire il povero.
Il secondo invece ricorda: mentre nel passato un amministratore delegato guadagnava 20 o 30 volte di più della media dei salari dei lavoratori, adesso guadagna 273 volte di più.
Il pensiero mi va ad un mio conoscente che fece la mia stessa università ed aveva due o tre anni più di me. Ha fatto quella che mia nonna avrebbe chiamato una bella carriera ed è stato per svariati anni a capo del più importante gruppo bancario italiano. Quando hanno deciso che la sua parabola era finita gli diedero un benservito di più di 40 milioni di euro. Adesso l’hanno messo a capo d’una altra grossa banca (molto più disastrata della precedente!), non penso che il suo stipendio sia di qualche migliaia di euro. Ma chi glielo fa fare? Mi sono sempre chiesto. Già di soldi ne ha abbastanza!
- Ecco il cappuccino, e la brioche … - annuncia il cameriere posando sul tavolino l’ordinazione. Sotto il piattino incastra lo scontrino. Lo guardo, non deve avere più di trent’anni. Porta la fede al dito.
- Grazie. – gli sorrido – è di qui? Vengo a Noto da più di dieci anni e non mi sembra d’averla notata. –
- Certo che sono di qui. Ho studiato a Roma, ho preso una laurea in economia. Su non c’è lavoro e tanto vale venire a Noto per fare il cameriere nel bar di mio zio. La vita costa meno. –
- Ha dei figli? –
- Mia moglie è in attesa. –
Dei turisti entrano nel locale. Mi sorride e si congeda.
Addento il croissant/brioche. La ricotta insaporita leggermente di cannella esce da tutte le parti e mi cola sulle dita. Le lecco golosamente.
Il giornalista s’è ben documentato ed ha scritto l’articolo aiutandosi con grafici. Ecco la sua tesi: è vero che nei paesi occidentali la classe media e diventata più povera ma è altrettanto vero che la classe lavoratrice cinese, indiana e brasiliana ha ridotto il suo divario economico e sociale rispetto a dieci anni fa. Chi ha migliorato la propria condizione sono i lavoratori dei paesi emergenti ed i ricchi-ricchi (quell’uno percento contestato nei mesi di “occupy Wall Street”, ricordate?) a discapito della classe media dei paesi occidentali (compresi gli Stati Uniti), ed alla fine rifacendo i conti a livello globale la conclusione è la seguente: non è vero che ci sono più poveri ma mediamente il livello della popolazione mondiale sta meglio. Quindi non è vero che il mondo è così malaccio anzi sta migliorando anche grazie ai ricchi-ricchi che trasferendo le industrie manifatturiere nei paesi emergenti hanno ridistribuito la ricchezza. Non la loro ma quella degli altri.
Quindi, alla via così (espressione marinara che m’insegnò un mio zio, capitano di lungo corso; nota dell’autore)! 
Oppure, tout va bien, madame la marquise (tutto va bene, signora marchesa; espressione usata in Francia per ironizzare su coloro che voglio far apparire che tutto procede per il meglio. Nota del traduttore)!
Avvicino alla bocca la tazza per bere l’ultima sorsata di cappuccino.
- Allora, glielo porto il caffè? – mi chiede il cameriere.
Faccio segno di sì.
Analisi interessante. Se il giornalista ha ragione stringere la cinghia avrebbe un senso di solidarietà, quindi chi se ne frega se i ricchi-ricchi guadagnano ancora di più? In fin dei conti se lo meritano perché lo fanno per il bene dell’umanità! Insomma sono dei benefattori ed il Papa dovrebbe smetterla di rompere le scatole con le sue encicliche sui poveri, dovrebbe celebrare i ricchi, invece! Anche lui è un populista?
Sarà …! Boh! 
E tutto questo come si ripercuote nella piccola Italia?
Questi sembrano dibattiti troppo lontani, non li si vedono e non si vuole correggere la miopia che ci ha portato per lungo tempo a concentrarci sulle notti brave di Berlusconi.
Si fanno sondaggi, invece.
Leggevo qualche giorno fa che sulla base d’una indagine, il malessere della recessione è solo percepito dal Nord dell’Italia e non dal Sud. Chi riportava la notizia dava due spiegazioni: o il Sud non sente la crisi poiché la vive da svariati anni oppure la percezione è affievolita dalle sovvenzioni  e dagli aiuti economici che comunque riceve (l’esercito dei forestali siciliani, per esempio: nota dell’autore). Forse le due risposte sono entrambe sbagliate perché il malessere si sente, in effetti, anche nel Sud. Altrimenti come spiegare il Movimento dei Forconi?
Per oggi mi fermo qui ed aspetterò che una folgorazione mi aiuti a risolvere il busillis (problema spinoso e di difficile soluzione; nota dell’autore).
Intanto bevo il mio caffè veramente ristretto alla faccia di George Clooney ed dei ricchi-ricchi salvatori del mondo. In seguito andrò a lavarmi le mani perché, malgrado che mi sia leccato le dita per nettarle dalla ricotta, le sento ancora appiccicaticce.