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sabato 21 dicembre 2013

L'uomo senza qualità


- Ma che cosa conosco io di questo mondo ? –
Ogni tanto capita che mi dica qualche frase da solo.
Anche questa volta nessuno mi risponde.
Sono in macchina. Avanzo lentamente incastrato fra due tir.
Sopra, il cielo è colorato d’un pallido celeste. Dei raggi di sole, riflessi dai vetri d’una camionetta, m’accecano. Lascio che lo facciano, non mi proteggo e stringo solo le palpebre.
Con Veronique è finita. Non è colpa sua ma mia, lo so.
L’ho esasperata col mio comportamento scostante. Forse volevo che mi lasciasse solo. Di nuovo ... ciò che volevo, in realtà!
- Ma il mondo, io lo conosco? – domando, again.
Mi risponde il vivavoce. Squilla solo una volta. Guardo il visore. Il mio primogenito. Lo richiamo.
- Ciao pa’.-
- Ciao figlio. Come stai? Come va la campagna? –
- Va bene, stiamo munnanno (da munnare, verbo che può avere svariati significati a secondo del contesto, in questo caso vuol dire sfrondare, potare; nota del traduttore) gli ulivi. –
- Vedo che piano piano perdi il milanese e ti stai avvicinando alla lingua dei tuoi avi. –
- A furia di frequentare Pippo! ... so che lo chiami di tanto in tanto. –
- Sì, è una vecchia abitudine. Prima che tu decidessi di trasferirti in Sicilia ci sentivamo di frequente. –
-Papà! –
- Dimmi figlio. –
- Ma tu, cosa vuoi fare? –
- Non capisco. – veramente non comprendo quella domanda.
- Ti vuoi stabilire in Francia per sempre? –
- No, non penso … -
- Non ti preoccupare una stanza per te qui ci sarà sempre! –
Sorrido, poiché sta parlando di quella che è in verità casa mia.
- Grazie per il pensiero, tesoro. Ne terrò conto. Mi riscalda il cuore sapere che posso contare su di voi. Mi motiva. –
Sono contento davvero …  contento d’essere quasi sfrattato! Una camera i miei figli me la lasciano … ma che me frega! ... ho voglia di fare lo zingaro ancora ... forse un giorno, sacco in spalla e via! ... certo, conoscere il mondo, quello vero.
- La camera me la scelgo io, però! – aggiungo.
- Certo, senza alcun dubbio! –
- Tu la sai una cosa? –
- No, dimmi papà. –
- Non ho voglia di ridurmi come vostro nonno. –
- Cosa vuoi dire? –
- Non ho voglia di diventare un vecchietto, curvo sotto gli anni e cinico fino all'inverosimile. Non ho voglia d’essere patetico.  Non lo dico nel senso cattivo … -
- In ogni caso tu ti tieni più in forma del nonno. Ho visto delle sue fotografie di quando aveva la tua età. Tu fai ancora ginnastica ogni mattina? –
Riesco ad avanzare con la macchina per qualche decina di metri e sguscio fuori dallo stretto corridoio in cui mi avevano messo i due tir. Adesso i raggi del sole invernale arrivano direttamente sul mio parabrezza. Sento il loro tepore.
- Sì… per me è come lavarmi i denti. Hai letto “L’uomo senza qualità” di Musil ? –
- No, papà chi è? –
- Un autore del primo novecento, austriaco … il libro è un po’ palloso, ci ho messo molto tempo e molta volontà per terminarlo. Bene, il suo protagonista fa ginnastica e s’allena a far della box ogni mattina. Ad un certo punto si domanda la ragione di tutta quella fatica poiché nessuno gli chiede d’usare il suo corpo per imprese fisicamente impegnative e sportive. Bene, me lo sono chiesto anch'io. –
- Ma che c’entra! Tu lo fai perché fa bene alla salute! –
- No, non solamente. Ti confesso che intimamente sono convinto che un giorno devo usare il mio corpo non solo per portare la testa in ufficio quotidianamente, ma per compiere qualcosa dove la resistenza fisica sia necessaria. –
- Insomma … tu pensi che un giorno tu possa diventare Indiana Jones! –
- Beh, sì! – lo giuro, mi sento ridicolo.
- Mio papà come Indiana Jones … che figata! –
Sorrido.
Ai tempi di Musil non esisteva ancora Indiana Jones … e se ci fosse stato?
Forse non avrebbe scritto “L’uomo senza qualità”!