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giovedì 7 novembre 2013

Una visita di lavoro


Parlavamo in inglese.

- Cris, quanto è lunga questa miniera?- chiesi
- Più di tre chilometri e mezzo ... cominciarono a scavare nel 1880. Ci sono diverse gallerie, tutte insieme fanno svariati chilometri. -
Il pick-up avanzava nell'oscurità. Io sedevo davanti, accanto al guidatore, Cris sedeva dietro con un ingegnere. Indossavamo tutti una tuta azzurrina e degli scarponi che non avrebbero sfigurato ai piedi degli astronauti. Quella tenuta nascondeva il mio vestito e la mia cravatta.
Mike, il guidatore e responsabile della miniera, sembrava che guidasse in una strada di campagna. La velocità era moderata ma la disinvoltura era la stessa. Mi chiesi quante volte al giorno doveva fare lo stesso percorso e quanti visitatori aveva dovuto condurre la' sotto.
- A quanti metri siamo? -
- A meno cento -
Volli fare lo spiritoso.
- La prossima riunione con i miei collaboratori la vengo a fare qui. -
Risero.
- Avete mai avuto voglia di lasciarci qualcuno ? -
- Sì, mia suocera.- disse l'ingegnere che fino ad allora era rimasto taciturno.
Risi anch'io.
Percorremmo ancora dieci minuti in quel budello deserto che sembrava non finire mai. Il soffitto scorreva sopra la nostra testa a poco più d'un metro dal tetto del pick-up. Larghezza delle gallerie lasciava lo spazio sufficiente a far incrociare due automezzi. Su un lato scorreva il nastro che trasportava il materiale in superficie.
Arrivammo nel luogo dove si procedeva all'estrazione. 
Una bassa talpa meccanica grattava la parete e la polvere regnava padrona. Con difficoltà le lampade sopra il casco riuscivano a dare della luce.
Mike m'obbligò a mettere dei tappi nelle orecchie, ciò rese ancora più difficile la comprensione dell'inglese dall'accento cockney dei miei accompagnatori.
Rimasi affascinato dal lavoro della macchina e dagli uomini che la governavano e la controllavano.
- Quanti uomini per ogni turno? - gridai.
- Otto. - mi rispose Cris urlando anche lui.
- Sembra d'essere nell'inferno di Dante. -
- Chi è? -
Pensai che avrei potuto usare Chaucer come termine di paragone ma poi mi dissi che gli avrei detto una bestialità. Forse avrei potuto usare l'autore inglese come esempio se avessi parlato di Boccaccio. 
Ma Dante è Dante, minchia!
- Niente, un poeta italiano del 1300! -
Stringemmo la mano agli operai. Mi sembrarono tutti dei Titani.
- C'è un forte spirito di squadra. Non abbiamo quasi rotazione. Da trent'anni che lavoro qui e non ho mai conosciuto nessuno che ha voluto abbandonare la miniera. - disse Mike mentre risalivamo sul pick-up.
- Cosa li unisce? -
- Il pericolo sempre latente e la consapevolezza d'essere necessario l'un con l'altro. -
Riprendemmo la strada del ritorno.
Mike, volle fare il coup de teatre che serviva ad impressionare i visitatori.
Arrestò la macchina nel bel mezzo di una galleria, spense il motore e le luci. Piombammo nel buio più assoluto che avessi mai conosciuto.
Alzai la mano e la portai davanti agli occhi. Non riuscivo a vederla. Nessuno parlava e restammo così per qualche decina di secondi.
- Forse è quello che si deve provare quando si muore. - pensai e mi ricordai di mia madre che avevo visto morire quattro anni addietro.
- Impressive. - dissi per far piacere a Mike.
Riprendemmo la strada verso l'uscita.
Cris mi toccò la spalla.
- Tutto ok, Italo? -
- Sì, tutto ok. -
Mi ricordai d'una frase detta nel film Amarcord: ma se la morte è così, è proprio una bella cosa!